
Il fumetto racconta di una scuola per bambin3 non-eteronormat3 sorta al posto di una scuola di polizia. Le studentesse imparano di tutto, dall’arte, alla storia del movimento lesbico fino a come smontare la marmitta di una moto, il tutto rigorosamente senza stereotipi di genere. Il tono di Percy Bertolini è provocatorio e in questo la scelta di campo non potrebbe essere migliore: a scuola è raro che ci sia spazio per affrontare e decostruire discorsi sul genere, eppure è proprio il luogo in cui questo lavoro andrebbe fatto. Qui, infatti, ci si comincia a interrogare sul proprio sé e si subiscono le prime discriminazioni. Scuola di Butch, allora, può risultare fastidioso, se non addirittura scandaloso: non dimentichiamo che viviamo in un Paese in cui certi albi per l’infanzia vengono banditi dalle scuole perché promuovono “l’ideologia gender”.
Una perplessità riguarda la circolazione che può avere un fumetto come questo: il rischio è che, anche per il linguaggio e i riferimenti che usa, Scuola di Butch non riesca a uscire dal circuito in cui questi temi si affrontano già. Percy però ci mostra come anche questi ambienti non siano esenti da contraddizioni e stereotipi, messi a fuoco sia in questo volume che in altre sue strisce uscite su Instagram. D’altra parte facciamo notare che formato (A6) e prezzo (6 euro) rendono Scuola di Butch più accessibile anche al lettore casuale.
Le strisce di Percy Bertolini sono arrabbiate, ma non nascondono una vena poetica che si trovava anche in Da sola, dal quale Scuola di Butch non è così lontano per temi e sensibilità. Si intuisce che dietro la rabbia c’è un forte desiderio (“Odio mosso da amore”, cantava qualcuno) e che questo riguarda il vissuto di bambin3 i cui desideri fanno fatica a trovare un loro spazio.
Abbiamo parlato di:
Scuola di Butch
Percy Bertolini
Eris Edizioni, 2024
84 pagine, brossurato, bianco e nero – 6,00 €
ISBN 979128049532

