
La trama della pellicola si discosta molto dalla sua versione cartacea, immergendo lo spettatore sin da subito all’interno di una storia fatta di eccessi dove le atmosfere pulp appaiono funzionali e donano un maggior appeal alla versione cinematografica. Jack London diventa così la spia Harry Hart che, trovatosi di fronte Gary Unwin, figlio di un collega morto per salvargli la vita, decide di sdebitarsi dandogli la chance di entrare a far parte dei Kingsman, previo il superamento di un duro e spietato addestramento.
Punto di forza della pellicola è la scelta di dare ritmo ai dialoghi mediante l’uso di un umorismo “citazionistico” e spaccone, unico elemento caratterizzante dell’opera fumettistica ad essere stato mantenuto con estrema fedeltà. Se si escludono alcune singole scene in cui si eccede, scadendo dal divertente al ridicolo, le costanti battute che fanno riferimento agli stessi film spionistici che il film scimmiotta appaiono godibili e rendono piacevole il passaggio da una scena all’altra. Tale scelta permette agli sceneggiatori (lo stesso Matthew Vaughn e Jane Goldman) di rimarcare una delle caratteristiche principali di Kingsman, cioè il fatto che il film non si prenda mai troppo sul serio.

In ogni caso le scene d’azione la fanno da padrona permettendoci di ammirare un bravo Colin Firth alle prese per la prima volta con un ruolo del genere. L’attore appare sorprendentemente credibile e con la sua recitazione a regge da solo tutta la prima parte del film. I comprimari comunque non sfigurano; il “novellino” Taron Egerton si cala con facilità nei panni di Gary, riuscendo a prendere sul serio il suo personaggio anche nelle scene più esilaranti del film, Samuel Leroy Jackson ci regala la brillante interpretazione di un villain insolito con zeppola a carico e la bellissima Sofia Boutella si fa notare nel ruolo della letale Gazelle.

Il film, per lo più sostenuto da scene splatter e sanguinarie e da lunghe e surreali lotte corpo a corpo, oltre a far l’occhiolino ai registi del genere (Tarantino e Rodriguez su tutti), tenta di trasportare lo spettatore all’interno della sua visione pop e divertita dell’universo creato da Millar, grazie alla scelta di alcune particolari sequenze di montaggio, alla caratterizzazione estetica di alcuni personaggi e al taglio assunto dai dialoghi. Pare che Vaugh, in poche parole, si sia permesso di trasformare uno dei fumetti meno “millariano” dell’autore e di ricreare in ogni sua scena quel particolare approccio che ha reso popolare lo sceneggiatore e che possiamo ritrovare in molte sue opere tra cui il conosciuto Kick Ass. Un’altra buona decisione puramente tecnica del regista è quella di utilizzare in maniera limitata lo slow motion presente solo in alcuni passaggi.

Nonostante i suoi limiti, Kingsman The Secret Service si dimostra una pellicola sfrontata e divertente che porta a termine piuttosto bene il suo compito principale, quello di intrattenere lo spettatore in maniera leggera e irriverente mantenendosi un prodotto coerente con la sua linea dall’inizio alla fine.
