
Il protagonista è Karl Ruslanovic Tikhonov, un sopravvissuto alla sanguinosa battaglia di Stalingrado del 1942 che, spinto dalle motivazioni presto esplicitate nel prologo, accetta di sottoporsi a un progetto segreto per redimersi dalla sua personale tragedia.
In questo volume introduttivo Casali si concentra molto sui personaggi, riservando la frenesia dell’azione ai futuri sviluppi della serie. È infatti sotteso sin dalle prime battute, financo dalla bella copertina di Emiliano Mammucari, che qualcosa è destinato ad andare storto nell’esperimento. E quando l’espediente iniziale già preannuncia il “cosa”, è il “come” a rivestire un’importanza cruciale.
Nelle 72 pagine (un po’ poche per un cartonato) che compongono questo primo di sei episodi, va fatto un plauso alla gestione dei tempi da parte di Casali, che riesce a delineare in maniera soddisfacente tanto il protagonista quanto i comprimari, attraverso dialoghi ben impostati, chiari, che permettono di conoscere i personaggi ed empatizzare con loro. Si potrebbe muovere un appunto per la mancanza di guizzi in questa caratterizzazione, che pur sviluppandosi coerentemente, rimanda ad alcuni archetipi che ne minano l’originalità.
A compensare questo aspetto intervengono due fattori. Il primo è intrinseco alla sceneggiatura e riguarda il teatro delle vicende: Krasnojarsk-11 è infatti una ZATO, cioè una delle città chiuse sovietiche create allo scopo di effettuare ricerche scientifiche sensibili, tipicamente di tipo bellico 1, e nella fattispecie legati all’energia nucleare.
Lo sceneggiatore si prende solo la libertà di anticiparne l’utilizzo agli anni ‘40, essendo state introdotte nella realtà solo in piena guerra fredda. L’ambientazione della storia affascina: pur non incentrando la storia su di essa, Casali è abile a farne percepire la silenziosa tranquillità e operosità, la cui condizione di isolamento è essenziale a far risaltare le dinamiche interne fra i protagonisti.

Il suo tratto fitto dona soprattutto a Karl una terza dimensione, grazie a pose e mimiche che fanno emergere appieno l’intensità dei turbamenti che Casali riserva al suo personaggio. Gianfelice si esprime attraverso una dinamica interna alle tavole convincente, caratterizzata da un utilizzo particolarmente insistito delle inquadrature dall’alto, quasi a voler replicare nel disegno la condizione di isolamento degli abitanti di K-11. Stefania Aquaro (con la supervisione di Mammucari) è abile nell’alternare le tonalità calde e fredde, compreso un classico ma ben riuscito tono seppia per i flashback, gestendo molto bene gli incarnati e gli effetti di luce, con particolare riferimento alla resa dei riverberi dalle finestre, davvero ben realizzata.
Pur potendo vantare delle premesse ben esplicitate e a uno sviluppo armonioso, il giudizio sulla serie rimane sospeso. La foliazione limitata di questo esordio non permette alla trama di manifestarsi pienamente, consegnandoci però un finale che lascia davvero molta curiosità sui futuri sviluppi; per fare un parallelo, sarebbe come se la genesi di Capitan America si fosse fermata al momento in cui Steve Rogers assume il siero del dottor Erskine!
Il volume secondo, in libreria e fumetteria a marzo, vedrà un avvicendamento ai disegni, che saranno affidati a Luca Genovese.
Abbiamo parlato di:
K-11 – Volume primo
Matteo Casali, Davide Gianfelice, Stefania Aquaro
Sergio Bonelli Editore, 2019
72 pagine, cartonato, colore – 16,00 €
ISBN: 9788869614682
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qui un approfondimento www.iltascabile.com/societa/citta-chiuse/ ↩

