
Solo nella rilettura di Jekyll ed Hyde, si concede un finale didascalico, quindi una propria presenza esplicita; timoroso, forse, che l’eccessiva fama del racconto, avendolo reso troppo familiare, gli avesse tolto la ferocia satirica. Nelle ultime due tavole, perciò, Breccia sottolinea che il bersaglio principale della vicenda è l’ipocrisia, che consente, assai meglio della pozione/farmaco del dottor Jekyll, la convivenza fra i principi morali dichiarati e riconosciuti e le scelte che soddisfano gli istinti. Jekyll era un disadattato in quanto non era in grado di farli convivere, al punto da avere bisogno della sua scienza medico/alchemica, là dove, per tutti i suoi pari, l’educazione ed il savoir fare erano più che sufficienti.
La fusione fra tecnica pittorica e narrativa è impressionante: la mia prima lettura è stata trascinata dal ritmo delle scene, ma ogni vignetta merita l’approfondimento che merita un quadro a sé stante. Le tonalità sono di preferenza cupe, sebbene squarciate da chiarori, forse ancora più inquietanti delle ombre, come nel finale de La notte di Camberwell. Particolare, la resa della trasposizione di Jekyll ed Hyde, nella quale il colore dominante è il rosso, il colore della vita. Forse, anche con la scelta cromatica (distante dal canonico nero e nebbia), Breccia ha inteso richiamare l’attenzione del lettore, chiedendogli di rileggere insieme a lui quella storia come se fosse la prima volta.
In coda al volume, una interessante postfazione del curatore Latino Imparato, che, oltre alle note storiche e tecniche, ci offre la promessa che questo sia stato una sorta di albo pilota. L’augurio è che il successo incontrato dia alla casa editrice Comma22 di Daniele Brolli la possibiltà di editare e riproporre altre trasposizioni dal fantastico del maestro uruguaiano.
Incubi
Autore: Alberto Breccia
Editore: Comma22
Prezzo: 17.00 euro
