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Il Pride secondo Marvel e DC

30 Giugno 2025
Gli speciali delle Big Two dedicati ai personaggi LGBTQIA+ sono specchio di strategie editoriali molto diverse, ma anche di come il genere si approcci al tema.
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Da alcuni anni Marvel e DC Comics hanno iniziato a pubblicare, in occasione del mese del Pride ma non solo, albi speciali dedicati ai personaggi queer di entrambi gli universi narrativi, dando spazio a autor3 dalle diverse identità di genere e orientamenti sessuali con l’obiettivo, da un lato, di aumentare la diversità delle proprie storie, e dall’altro, di attirare un pubblico nuovo, troppo spesso escluso dal mondo supereroistico.
Checché ne dicano i comicsgater1 che spesso si scagliano verso questo genere di iniziative al grido “fuori la politica dai nostri amati fumetti”, sin dalla loro creazione – e poi specialmente a partire dagli anni ‘60 e ‘70 – molte fra le storie che hanno segnato l’evoluzione di questo genere di fumetti sono quelle che hanno affrontato questioni politiche e sociali dibattute nel discorso pubblico. Basta pensare agli esempi di riflessioni su diversità e razzismo sviscerate dagli X-Men nel corso di decenni di storie (per sceglierne solo una, Dio ama, l’uomo uccide di Chris Claremont e Brent Anderson), dell’importanza di supereroi di colore come Falcon o Luke Cage, immersi nella contemporaneità delle lotte per i diritti degli afroamericani, oppure storie drammatiche e seminali come All’ombra dell’Aids, un episodio di Hulk scritto da Peter David: etica, politica e società sono sempre state presenti nelle buone e più significative storie dei supereroi.

Nel corso degli ultimi anni, come detto, le questioni di genere e orientamento sessuale, insieme a quelle sulle minoranze, sono state più frequentemente che mai messe al centro del dibattito sul fumetto supereroistico, discutendo su come si possano rappresentare queste diversità, integrandole in storie che risultassero narrativamente efficaci e non meramente didascaliche.

Osservando gli speciali del 2025, ma anche quegli degli anni precedenti, usciti negli Stati Uniti2 si possono tracciare differenze e somiglianze tra le politiche editoriali delle due case editrici.

Lo speciale DC Pride (nelle cui 96 pagine trova spazio per il secondo anno consecutivo anche l’italiano Giulio Macaione) si allontana dalla classica tendenza antologica di questi one-shot, per creare una storia a cornice che lega vari personaggi queer del proprio universo in una avventura coesa, che ha una collocazione e un senso nel flusso della continuity. Il fulcro della vicenda riguarda un luogo – più precisamente un bar – dove la Lanterna Verde originale, Alan Scott, si incontrava con il suo vecchio (e apparentemente defunto) amore Johnny Ladd/Vladimir Sokov, possessore della fiamma Cremisi. Dallo scontro (apparente) che si origina tra le due fiamma inizia un’avventura interdimensionale che raccoglie nello stesso posto René “The Question” Montoya, Harley Quinn, Connor Hawke, Tim Drake, Midnighter e Apollo, la più recente delle Lanterne Verdi Jo Mullein e altri ancora, uniti per risolvere il misterioso collasso della realtà.

Nelle 47 pagine di Marvel United: a Pride Special sono invece presenti quattro storie separate: una dedicata ad Aaron Fischer, il Capitan America delle ferrovie creato da Josh Trujillo e Jan Bazaldua su United States of Captain America del 2023, Shela Sexton, la supereoina transgender introdotta nel one shot Marvel Voices nel 2022, e Charles McGowan, scienziata transgender conosciuta su Immortal Hulk. La seconda storia è dedicata a Black Cat e alla misconosciuta Sera; la terza ha per protagoniste Mystica e Destiny (la cui relazione è stata ampiamente valorizzata nell’epoca mutante krakoana); l’ultima invece ha al centro Arnie Roth, personaggio tra i primi apertamente gay, creato da J.M. DeMatteis e Mike Zeck durante la loro run su Capitan America negli anni ’80 del secolo scorso.

What divides us…
Già in questa breve descrizione si possono notare alcune delle principali differenze nell’approccio delle due case editrici al tema: se la Marvel decide di ridurre la foliazione e, come negli anni precedenti, di costruire lo speciale soprattutto intorno a personaggi minori con storie brevi, DC Comics dimostra un maggiore coraggio nel raccogliere molti personaggi storici e centrali nel suo attuale universo narrativo. Una scelta che già gli anni passati saltava all’occhio: sebbene anche Marvel abbia un nutrito gruppo di personaggi forti appartenenti alla comunità LGBTQIA+ (dall’Uomo Ghiaccio a Ercole, da America Chavez a Loki, fino ad arrivare ai Runaways, una delle migliori formazioni young adult di sempre), questi rimangono relegati alla copertina, e, più in generale, negli ultimi anni hanno vissuto fortune alterne, con vicende poco integrate in una trama più ampia.
In DC Comics, invece, molti dei personaggi che troviamo nei Pride Special sono figure chiave e di grande successo del proprio cosmo, ben integrate nel tessuto dell’universo narrativo. Questa differenza si rispecchia nella scelta del numero celebrativo: ben più strutturato e interessante quello di DC, dove si offre spazio a più voci e più stili; molto più dimenticabile quello Marvel, in cui il numero di autori è più limitato.

Forse la più grande differenza però la si nota sul materiale in chiusura dell’albo e non legato alle storie principali: se la Marvel negli ultimi anni ha fatto interviste interessanti a creatori di personaggi non eterosessuali (quest’anno a De Matteis con Arnie Roth), che dimostrano come il tema non sia nuovo al fumetto di genere, DC Comics si è spinta più in là, con alcuni fumetti autobiografici dedicati a creator3 non eterosessuali o non binari. Se nel 2022  la storia più commovente era stata il breve racconto della vita di Kevin Conroy, leggendario e compianto doppiatore del Batman animato, quest’anno protagonista di una storia disegnata da Sara Soler è Jenny Blake, al secolo Tony Isabella, storic3 creator3 tra gli altri di Black Lightning, che racconta la storia del suo coming out come transessuale. DC utilizza dunque il fumetto per raccontare storie e approfondire la vita di alcune delle leggende del medium nella loro intimità.

What unites us…
Ci sono però anche alcune cose che uniscono i due speciali, sia in positivo che in negativo. Da un lato, entrambi sono uno showcase di autor3 e artist3 affermat3 che si mescolano con altr3 emergent3, dando vita a due albi dal livello non omogeneo ma mediamente buono. Nello speciale Marvel, la storia di Al Ewing brilla non solo per la consueta inventiva dello scrittore, ma anche per alcune scelte grafiche di Kei Zama; mentre nello speciale DC, oltre alla deliziosa storia di Macaione, spiccano Skylar Partridge, nella colorata e acida storia di Renè Montoya, e Vincent Cecil in quella conturbante di Jo Mullein.
Condiviso è anche l’obiettivo, centrato grazie a interviste e storie più personali, di dimostrare come le tematiche queer, benché non fulcro delle storie, siano sempre state presenti nel fumetto supereroico.

Al tempo stesso, però, emerge anche un limite di questi speciali, che si muovono su un filo sottile che deve tenere insieme intrattenimento e “messaggio”: spesso l3 autor3 delle storie, soprattutto gli esordienti, in particolare nello speciale DC, esplicitano la tematica queer in maniera didascalica, abbondando con dialoghi fiume nei balloon, quasi dovessero urlare il loro messaggio per essere capiti. Una maniera di narrare che smorza la componente ludica del racconto, senza offrire una vera profondità, ma anzi rischiando di banalizzare tutto il discorso.

I supereroi mainstream possono ancora parlare di temi rilevanti?
Quest’ultimo punto pone un tema centrale del discorso: i fumetti contemporanei di supereroi sono in grado di rappresentare determinate tematiche, o queste possono essere solo appannaggio di altri generi, come per esempio il memoir e le graphic novel? Come detto nell’introduzione, i supereroi sono sempre stati in grado di affrontare questioni politicamente e socialmente rilevanti, e lo hanno fatto tanto meglio quanto meno le storie sono state centrate su questo, tanto più una caratteristica del personaggio (che poteva essere il genere, l’etnia o la religione) non fossero il centro del suo essere, ma una delle sue parti, come espresso anche da De Matteis nella belle intervista in chiusura del volume Marvel.

La polarizzazione degli ultimi anni, in cui ogni discussione su un tema diventa una battaglia anche in storie di fiction, unito a un genere, quello supereroico, che non sempre fa della finezza e del sottinteso la sua arma migliore, e infine una generale tendenza nelle storie contemporanee, di fiction e non, di dover spiegare ed esternare in maniera chiara ogni concetto, fanno sì che spesso ci si trovi di fronte a storie non ben equilibrate, che non riescono a  unire tra loro più elementi in maniera armonica, soprattutto se scritte da autori non pienamente maturi e in difficoltà nel trasformare la complessità in racconto. A questo potremmo aggiungere l’ipotesi che il didascalismo sia anche segnale del venir meno di un terreno comune di dibattito ed espressione, per cui la comunicazione non può (o quantomeno è molto prudente nello) sfruttare sottigliezze retoriche.

Al tempo stesso, però, ci sono tantissimi esempi riusciti, dal già citato Runaways ad Harley Quinn, e questo perché, qualsiasi sia il tema, resta sempre la potenza immaginifica della figura del supereroe: a prescindere dal colore della pelle, dalla religione, dall’orientamento sessuale e dal genere, i supereroi sono sempre stati in grado di ispirare valori positivi. Ed è proprio in questa loro positività e nelle loro infinite diversità che si può e si deve trovare spazio per tutti: i supereroi, grazie alle loro maschere e ai loro simboli, sono sempre riusciti, a modo loro, a confrontarsi con il presente, e per questo possono e vogliono essere inclusivi, offrendo spazio a ciò che, in ogni tempo, è percepito come “diverso”.
In definitiva, i supereroi sono l’essenza stessa dell’inclusività e dell’espressione della diversità come caratteristiche dell’individuo, e chi non lo capisce dovrebbe rileggersi un paio di storie chiave del genere (forse anche qualche politico nostrano o di quelle parti che vede nell’inclusività un pericolo). Magari una storia tipica degli anni ‘90, quell’Alpha Flight #106 in cui Northstar si dichiara apertamente gay; oppure riscoprire la bellissima Doom Patrol di Rachel Pollack, con la prima supereroina trans, Coagula: troverebbe cose che potrebbero stupirlo e fargli capire che sì, i supereroi possono essere anche queer.

Abbiamo parlato di:
DC Pride 2025
Autor3 vari3
DC Comics, 2025
96 pagine, spillato, colore – 9,99 $

Marvel United: A Pride Special
Autor3 vari3
Marvel Comics, 2025
47 pagine, spillato, colore – 5,99$

  1. Gruppo nato nel 2017 sull’onda del movimento Gamergate che, attraverso campagne di molestie e bullismo online, si oppongono all’inclusività e all’attivismo all’interno del settore fumetti dei supereroi, con posizioni conservatrici e anti-progressiste molto forti, spesso misogine, razziste e omofobe, soprattutto sui social. ↩︎
  2. Quest’anno Panini Comics ha fatto uscire nel caso di DC Comics lo speciale dello scorso anno, nel caso di Marvel una raccolta di storie stampate precedentemente altrove. ↩︎
Emilio Cirri

Emilio Cirri

Nato a Firenze una mattina di Gennaio del 1990, cresce dividendosi tra due mondi: quello della scienza e quello dell'arte. Si laurea in Chimica e sogna di fare il ricercatore. E nel frattempo si nutre di fumetti e spera di poterne sceneggiare uno, un giorno. Il primo amore della sua vita è Batman, amico fedele dei lunghi pomeriggi passati a giocare in camera sua. Dai supereroi ha piano piano esteso il suo campo di interesse fumetto, sia esso italiano, americano, francese, spagnolo o giapponese. Nel tempo che non dedica ai fumetti, guarda film e serie tv, scrive recensioni e piccole storielle, e forse un giorno le pubblicherà su un blog o in qualche altro modo.

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