Tra queste copertine di Don Rosa, però, oltre alle mitiche copertine di Action Comics #1 e di Detective Comics #27, spicca quella di Journey Into Mystery #83 dell’agosto del 1962, albo d’esordio del potente Thor, la versione supereroistica del dio del tuono e delle tempeste della mitologia norrena. In quel caso Don Rosa fece interpretare il personaggio ideato da Stan Lee, Larry Lieber (fratello del sorridente) e Jack Kirby dal buon Paperone, mentre nella copertina del What if…? uscito settimana scorsa negli USA e questa settimana sulle pagine di Topolino #3590 vediamo, invece, il buon Paperino affrontare, con il costume di Thor, dei paperi di pietra provenienti da Saturno, la versione disneyzzata per l’occasione da Lorenzo Pastrovicchio.
L’abile e apprezzato disegnatore, infatti, ha portato su pagina una nuova “parodia” di uno storico albo Marvel, supportato per l’occasione da Riccardo Secchi alla sceneggiatura, su testi dello scrittore per l’infanzia Steve Behling.
Oltre la mitologia
Degli aspetti mitologici dietro Thor, il suo martello e le sue altre armi magiche, ne avevo discusso ne Il martello di Thor, articolo all’interno della serie di Quelli che cavalcano il fulmine. E in quella sede avevo già sottolineato come nella storia di Lee, Lieber e Kirby per sollevare il martello non era necessario indossare né i guanti né la cintura magica, ma semplicemente rivelarsi degno del potere di Thor. Chi otteneva tale diritto si ritrovava trasfigurato in un personaggio dalla forza divina, in grado di controllare fulmini e tempeste, e di sconfiggere un’invasione aliena, come succede al Dottor Blake. All’inizio, infatti, non era stato stabilito che queste identità umane (a Blake ne sono seguite altre due) erano a tutti gli effetti un Thor esiliato sulla Terra, ma dei semplici esseri umani, che mantenevano la loro identità e la loro personalità nonostante la trasfigurazione divina, proprio come succede a Paperino.
In caso contrario non si capisce come mai Thor debba parlare con accento inglese nel corso di tutta la vicenda, invece di usare un accento scandinavo, magari svedese:
Ad ogni buon conto la storia di Secchi e Pastrovicchio segue fedelmente, a meno delle opportune disneyzzazioni, la sceneggiatura originale, inclusa l’origine saturniana degli alieni invasori. E’ interessante, in questo caso, osservare, anche solo rapidamente, come nella storia di Lee e Kirby i saturniani notano le differenze tra l’atmosfera terrestre e quella di Saturno. D’altra parte quest’ultima è sostanzialmente irrespirabile per un terrestre, essendo composta per lo più da idrogeno ed elio, i due atomi più diffusi nell’universo.
Resta ben poco da dire (alcune altre considerazioni le trovate nel video qui sotto): storia divertente, ricca di gag, sia verbali sia “fisiche”, mi è sembrata un ottimo e sentito omaggio a uno degli albi storici della silver age dei supereroi, che ha avuto il pregio, pur non restando completamente fedele alla mitologia originale, di portare nel XX secolo i miti del nord.